REGGIO EMILIA - AUSCHWITZ  2015

Diario

06 marzo

Minuti

Non ci ho messo molto a capire dove avrei voluto mettere il mio garofano bianco. In quel punto: nel punto in cui filmando senza guanti avevo realizzato che le mie mani si erano intirizzite. Di un freddo pungente e nonostante le temperature dicono miti di questo inverno 2015 polacco.

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Tutto, di tutto

"Perché comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario". Capire tutto quell'odio non verso una persona sola, verso popoli interi, verso tipi di persone, verso tutti coloro che non facevano parte della razza ariana. Capire davvero fino in fondo è impossibile, ma almeno dobbiamo cercare di non dimenticare. Levi diceva come tutto fosse cambiato. Tutto pulito, pitturato, quasi un museo che dava e dà ancora emozioni forti. Ma non è più la stessa cosa, così pulito è diverso.

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Scarpe, pettini, occhiali...

Scarpe, pettini, occhiali, indumenti, valigie tutti oggetti parte della nostra quotidianità. All'interno dei campi di concentramento racchiudono nomi, storie, passati cancellati, presenti di sofferenza, futuri negati.

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Non trovo le risposte

Perché un odio così scellerato? Ecco una delle tante domande, scontate forse, ma affiorate comunque alla mia mente. Cosa può portare un uomo a pianificare un'officina della morte, una fabbrica di brutalità, un automa che non si ferma davanti a nulla, nemmeno di fronte a dei bambini.

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Noi siamo bestie

La coscienza è quell'elemento che tanto sosteniamo distinguerci dagli animali. Con orgoglio e fierezza affermiamo di essere ben diversi da loro, osiamo definirci addirittura "esseri umani".Dove l'aggettivo umani deriva dalla parola umanità, quel sentimento che dovrebbe significare altruismo, disponibilità, tolleranza, tutti quelli valori e virtù che tanto ognuno di noi sostiene di avere. Ma Auschwitz è la dimostrazione del fatto che non siamo esseri umani, noi siamo bestie.

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Impressioni di viaggio

Questa esperienza mi è piaciuta molto perché ho imparato un sacco di cose di cui non avevo conoscenza. Le cose che mi sono rimaste impresse sono state: le chiese e le sinagoghe, mi ha colpito in che modo spiegavano le cose le guide.

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Una bimba senza mamma e papà

Se penso a Auschwitz mi viene in mente il deserto, e per me il deserto significa solitudine e abbandono, come vedere una bambina di pochi anni senza mamma e senza papà. È una disgrazia ingiusta.

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Il vuoto e la mancanza

Su Auschwitz sono state già dette molte cose, anche troppe secondo me.Ma oggi, dopo aver visitato i due campi di Auschwitz I e II voglio dire qualche parola anche io: il vuoto, la mancanza che si percepiscono in questi luoghi mi hanno travolto.In particolare in Auschwitz II, il silenzio, che regna sovrano, porta con sé i lamenti, le grida, lo strazio dei deportati, penetrando nell'anima meglio di mille parole.

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Eppure sorgeva

Il sole sorgeva e non si vergognava, non si vergognava di illuminare il globo devastato dall'odio e dalla violenza, non si vergognava di rendere tutto cosi visibile, palese, eppure per sempre inconcepibile. Il sole sorgeva e quando arrivava al culmine sulle teste degli uomini aveva il coraggio di regalare la sua luce a delle menti così tanto crudeli, e non si vergognava.

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