La coscienza è quell'elemento che tanto sosteniamo distinguerci dagli animali. Con orgoglio e fierezza affermiamo di essere ben diversi da loro, osiamo definirci addirittura "esseri umani".
Dove l'aggettivo umani deriva dalla parola umanità, quel sentimento che dovrebbe significare altruismo, disponibilità, tolleranza, tutti quelli valori e virtù che tanto ognuno di noi sostiene di avere. Ma Auschwitz è la dimostrazione del fatto che non siamo esseri umani, noi siamo bestie.
Loro, gli ebrei, erano bestie. Segregati dentro a immensi spazi delimitati da del filo spinato, privati del nome e contrassegnati da un numero, privati della loro identità, della loro dignità. Visitare i campi di sterminio rende consapevoli di quanto l'odio e la crudeltà affliggono il nostro mondo, ma non è abbastanza.
Non si riesce e non si riuscirà mai a comprendere a pieno quella realtà. Essa rimane lì, dentro alle baracche, dentro alle camere a gas, immobile, e si mostra in tutta la sua avvilente e inconcepibile verità.
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Un momento della commemorazione ad Auschwitz-Birkenau, 6 marzo 2015, terzo turno del Viaggio della Memoria
