Facendo tesoro del viaggio della memoria che hai svolto di recente, e riferendoti alle esperienze vissute, oltre che alle conoscenze acquisite, sviluppa una traccia tra quelle proposte dai seguenti testi:
1. Poni a confronto le due riflessioni seguenti:
a) “Due generazioni dopo la deportazione e lo sterminio degli Ebrei dell'Europa orientale, questa regione si è trasformata in un paesaggio del ricordo visitato da turisti israeliani, americani e dell'Europa occidentale: questi monumenti sono diventati una grande attrazione turistica, centinaia di visitatori occidentali (per la maggior parte ebrei) si riversano in villaggi che non hanno altro da offrire se non il ricordo di un'assenza. Invece delle famiglie viventi e delle comunità, sono oggi i monumenti, spesso costruiti da e per i visitatori occidentali, che spingono i sopravvissuti a farvi ritorno da turisti” (J.E. Young)
b) “Il vivente che viene in questo luogo da un altro mondo, non possiede altro che la sua conoscenza delle cifre, dei resoconti che ne sono stati fatti, le testimonianze dei testimoni oculari; esse sono una parte della sua vita, se la porta dietro, ma può comprendere soltanto ciò di cui fa esperienza” (Peter Weiss)
2. “Dov'è oggi questa 'memoria'? La perdita di questa 'memoria morale' (per altro orribile parola!) non è forse il motivo dello sfaldarsi di tutti i vincoli, dell'amore, dell'amicizia, della fedeltà? Niente resta, niente si radica. Tutto è a breve termine, tutto ha breve respiro. Ma beni come la giustizia, la verità, la bellezza e in generale tutte le grandi prestazioni, richiedono tempo, stabilità, “memoria”, altrimenti degenerano. Chi non è disposto a portare la responsabilità di un passato e a dare forma a un futuro, costui è uno “smemorato”, e io non so come si possa colpire, affrontare, far riflettere una persona simile. Poiché qualsiasi parola, anche se al momento è capace di fare impressione, viene poi inghiottita dalla smemoratezza” (Dietrich Bonhoeffer, lettera del 1 febbraio 1944 dal carcere berlinese di Tegel: 2 mesi dopo sarà impiccato come oppositore politico a Flossenbürg).
3. a) “Non è soltanto permesso, ma anche equo e giusto uccidere i tiranni, poiché chi si appropria della spada merita di perire di spada […] Di sicuro nessuno vendicherà un nemico del pubblico, e chiunque non agisca contro di lui tradisce se stesso e tutto il corpo di leggi della repubblica terrena […] Il tiranno, in quanto immagine di malvagità, il più delle volte va addirittura ucciso” (Giovanni di Salisbury, Policraticus, 1159)
b) “Consideriamo che un tiranno, che si pone al di sopra di ogni legge e difende la propria ingiustizia con una forza di cui nessun magistrato è in grado di opporsi, si pone al di sopra di ogni punizione e al di sopra di ogni giustizia che non sia quella somministrata da qualche mano generosa . E' certo che l'umanità intera sarebbe ben poco al sicuro se non vi fosse giustizia capace di raggiungere le grandi cattiverie, e se i tiranni fossero immunitate scelerum tuti, protetti dalla grandezza dei loro crimini. Le nostre leggi, allora, non sarebbero che ragnatele: buone per prendere le mosche, ma inutili a trattenere vespe e calabroni […] Ma chi vuole mettersi al riparo da ogni mano, sappia che non può mettersi al riparo da tutte. Chi sfugge alla giustizia nei tribunali deve attendersi di trovarla nelle strade, e chi va armato contro tutti gli uomini arma tutti gli uomini contro di sé. “Bellum est in eos qui judiciis coerceri non possunt” (dice Cicerone), ovvero: facciamo guerra a coloro contro cui nulla può la legge (Edward Sexby, Killing Noe Murder, 1657)
4. “Nel regno del Kitsch totalitario, le risposte sono già date in precedenza, ed escludono qualsivoglia domanda. Ne deriva che il vero antagonista del Kitsch totalitario è l'uomo che pone delle domande. Una domanda è come un coltello che squarcia la tela di un fondale dipinto per permetterci di dare un'occhiata a ciò che si nasconde dietro […]: davanti c'è la menzogna comprensibile e dietro, intravista, l'incomprensibile verità” (Milan Kundera - nato a Brno, Cecoslovacchia, nel 1929 - L'insostenibile leggerezza dell'essere, 1984) .
Verifica di recupero sul viaggio della memoria
A partire dall'esperienza del viaggio della memoria che hai affrontato di recente, sviluppa una riflessione autonoma su una delle tracce seguenti (oppure, se preferisci, ponile a confronto) :
“Il mondo storico è un oceano a cui affluiscono tutte le storie parziali. La storia può sembrare la memoria universale della specie umana, ma la memoria universale non esiste […] ogni memoria collettiva ha per supporto un gruppo limitato nel tempo e nello spazio. Non si può raccogliere la totalità degli eventi in un unico quadro che a condizione di separarli dalla memoria dei gruppi che ne custodivano il ricordo, di recidere i legami attraverso cui erano uniti alla vita psicologica degli ambienti dove si erano prodotti e di non conservare che lo schema cronologico e spaziale” (Maurice Halbwachs, La memoria collettiva, 1950).
“C'è un quadro di Klee che s'intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta” (Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia, 1939)