PRIMA DI PARTIRE PER TEREZIN
- Si può davvero imparare dalla storia o di essa non rimane nulla?
Desolazione
- Nulla
- Ho sempre pensato che tutto ciò non mi riguardasse e che per questo non mi avrebbe toccato minimamente… oggi vedrò se è davvero così.
Penso che potrà essere confortante e tragico allo stesso tempo pensare che ora è un luogo abitato. Non riesco a capire come la gente riesca a vivere in quei luoghi, mangiare in un ristorante che prima era il refettorio del ghetto: forse loro hanno capito più di me… Lì vivono e non vogliono dimenticare che ce la si può fare, ma io simultaneamente non ci credo.
- Mi aspetto di vedere una situazione molto differente da quella che uno entrando in un campo di concentramento immaginerebbe, infatti credo di trovare una città viva, brulicante di gente e di idee. Questo mi conforta molto perché le persone nonostante le cose orribili che sono accadute lì sono riuscite a far rivivere la città e contemporaneamente ricordano e rispettano la storia del luogo che non va dimenticata.
DOPO LA VISITA A TERZIN
- E’ un posto impregnato di un silenzio rumoroso che mi è entrato dentro facendomi scoprire nuove sensazioni. Penso bisogni toccare con mano ed essere faccia a faccia con questi avvenimenti che altrimenti diventerebbero però solo fatti, storia. Un luogo che mi rimarrà.
- Mi aspettavo di trovare una cittadina come tante altre invece mi è sembrato un luogo pieno di ricordi che sono stati protetti, giustamente molto bene. Dal racconto della guida emergevano informazioni; dalle immagini dei musei, sensazioni, e alla visione del crematorio, dei binari e del cimitero, angoscia e consapevolezza. Se la prima si sente nei muri e nelle pareti, la seconda da oggi sarà molto più presente in me.
- Penso che il razzismo e l’odio reciproco tra persone sia ancora troppo alto nel mondo. E’ bene che si continui a ricordare ciò che è successo, per fare capire ai giovani di oggi a cosa può portare l’odio.
- Sentire la terra sotto i piedi. Terra dove quei corpi riposano per sempre. Sentire quell’atmosfera colma di silenzio impenetrabile. Un rumore umano messo a tacere sotto quella stessa terra da noi calpestata. Trovarsi faccia a faccia con quei disegni, parole, spartiti di musica e tracce indelebili di vite umane. Vite strappate all’umanità con un odio ancora difficile per me da capire. La responsabilità di quest’esperienza che non dimenticherò mai.
- Questa visita mi ha profondamente segnata, anche se non nel modo in cui credevo. Pensavo infatti di rimanere impressionata dalla crudeltà e insensatezza di ciò che avrei visto, ma in verità ciò che mi ha colpito di più è stato vedere le manifestazioni di forza che queste persone avevano quotidianamente. Ciò si può constatare nei vari disegni, nelle quali queste persone riuscivano persino a fare ironia sulla propria situazione.