Di questi giorni ricorderemo:
-le strade vuote di Terezin, le caserme e le tombe senza nome, ma anche i disegni dei bambini, le poesie, la musica nata da quel luogo di morte
-le migliaia di vittime innocenti della feroce vendetta nazista per l'attentato contro l'uomo "dal cuore di ghiaccio"
-il deserto fatto a Lidice, ma anche il risuonare del suo nome in altre vite
-i carri armati sovietici che invadono le strade di Praga, ad ammonire che la libertà è una chimera, ma anche il coraggio dei due ragazzi che allo squallore della "normalizzazione" hanno preferito il gesto terribile del martirio.
Da questi giorni abbiamo imparato:
-che perché la giustizia si fccia strada tra gli uomini non è necessario aspettare che intervenga una forza dall'alto, o da fuori: dall'aiuto di un paese che si credeva "amico", da San Venceslao che scende dalla montagna, o dal Golem che si rialza dalle sue spoglie di argilla
-che si può lottare contro la brutalità anche con uno specchietto che cattura un raggio di sole per segnalare l'urgenza di agire subito, con le mani aperte alzate inermi contro mangnelli pronti a colpire, con un pennello che dipinge di rosa un carro armato
- che la libertà e la dignità degli uomini non possono essere calpestate per sempre.