REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Un piccolo germoglio nel deserto

24.02.2016 |
Alex Lugli, 4D Liceo Moro

Nei libri di storia, nelle testimonianze, nelle fotografie sbiadite e corrose dal tempo possiamo trovare ogni più piccolo e insignificante dettaglio di una guerra che ha messo in ginocchio un intero popolo, che ha preso in mano un fucile carico d’odio, follia, violenza, pregiudizio e ha premuto il grilletto.
Ma dove sono i visi dilaniati dal terrore? Dove posso ascoltare le grida dei bambini mentre assistono alla gelida esecuzione del loro padre, della loro madre, della loro sorella o del loro fratello? Dove posso provare sulla mia stessa pelle il dolore, un dolore che perfora lentamente la carne, un dolore che spinge in profondità fino a raggiungere e demolire anche lo spirito?
Ed è proprio questo il fatto: posso leggere milioni di libri di storia, ascoltare milioni di opinioni e testimonianze, ma per un “privilegiato” come me, che non ha mai percepito quel dolore, saranno solo parole al vento. Per un ragazzo che non ha mai provato quelle sensazioni sarà impossibile comprendere, e lo stesso vale per ogni essere umano che non abbia provato quel terrore. È questo il motivo per cui, oggi come allora, la gente muore per una bomba, una pallottola, una parola.
È per questo che quando sono andato a chiedere a dei ragazzini delle scuole medie “cosa pensate della seconda guerra mondiale?” hanno saputo rispondermi solo con parole o frasi fatte che gli sono state inculcate, come: “è una cosa brutta”.
È questo il motivo per il quale un soldato preme il grilletto: perché non sa ancora cosa si provi a stare dall’altra parte del fucile, e quando lo scoprirà sarà troppo tardi.
Noi diciamo di “ricordare” per non ripetere gli stessi errori del passato, ma come può un ragazzo come me, che vede ogni giorno in televisione persone uccise a causa di una opinione mal espressa, o uccise dalla fame, uccise dal denaro, dal potere, dal razzismo; credere che questo “ricordare” stia funzionando?
Troppe domande attanagliano la mia mente e il mio cuore.
Oramai ho riposto poche speranze in questo mondo.
Sforzo più che posso il mio sguardo, ma non riesco a vedere un cambiamento in questo pianeta in rovina, putrido e corrotto. Ho quindi smesso di cercare un miglioramento nell’umanità e ho deciso di cercarlo ed imporlo a me stesso.
Forse questo non cambierà il mondo, ma a volte anche un piccolo germoglio nel deserto può fare la differenza.

 

  • La visita al campo di Terezin della 4D del Liceo Moro – Foto di Andrea Mainardi
    La visita al campo di Terezin della 4D del Liceo Moro – Foto di Andrea Mainardi