REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Un prezzo

02.03.2015 |
Daria Aleexeva - 4E Istituto Russell Guastalla

Penso ai deportati che camminavano nel fango; i loro piedi, come i miei, che affondavano nel fango, nudi. Mai più sarebbero stati puliti. Si sente la morte qua.

Nella baracca sento odore di legno, di freddo, di chiuso. Lo stesso che i deportati erano costretti a sentire ogni qualvolta si trovavano al loro interno. È una baracca dove ci sono lavandini per lavarsi, lavandini senza acqua posizionati per conservare l'apparenza del luogo idilliaco propostoli. Tratti in inganno da promesse di lavoro, case o semplicemente libertà di vivere in un posto dove non eran perseguitati, dove potevano rendersi utili. Un inganno che ha costato 6 milioni di vittime, 1 milione solo ad Auschwitz. Oltre ai lavandini vedo le latrine che non sono altro che buchi in un rialzo di cemento distanziati l'uno dall'altro per 30 cm. Non v'era un acquedotto e queste fosse dove confluivano i bisogni di tutti dovevano essere svuotate a mano, di persona. Per ironia della sorte un lavoro disgustoso era considerato il migliore, privilegiato. Il vantaggio era poter stare all'interno di una baracca, evitando il vento, il freddo. L'odore era nauseabondo e le SS non vi entravano così permettevano ai lavoratori di essere più liberi, di fare i propri bisogni ogni qualvolta lo desiderassero; ciò non era permesso a tutti, che erano costretti a sottostare a orari precisi e spesso nemmeno veniva loro concesso di fare i loro bisogni. Fuori le mura della baracca era vietato e i deportati erano costretti a defecare su loro stessi, impregnando i pigiami di sudiciume. Dov'è la dignità di queste persone? Persa, rubata.

Cammino nella baracca, lì dove uomini sono stati trasformati in bestie, dove i corpi deperivano, secondo dopo secondo in cui i secondi sembravano ore. Dove non sapevi quando saresti stato maltrattato, picchiato, fucilato, ucciso, costretto ad uccidere o ad essere una cavia per esperimenti o ancora ad assistere alle crudeltà inflitte ai compagni.

Respiro, respiro questo odore che mi pare insopportabile. Subisco quest'energia malinconica. Perché? Perché tutta questa crudeltà? Perché uomini infliggevano male ad altri uomini? Perché uomini ammazzavano altri uomini? Questione di razza? O stupidità, IGNORANZA?

Come sopravvivere al freddo, semi nudi, con la temperatura sotto zero di inverno, o il caldo insopportabile d'estate? La moneta era un pezzo di pane usato come strumento di cambio: per allontanarsi dal secchio dei bisogni, per avvicinarsi a una stufa che funzionava una volta ogni tanto con un secchio di carbone promesso, ma non sempre dato.

Senza pavimento, fango fino al ginocchio, dormienti senza riposo. Sporchi. Disagio. Stalle per cavalli. Cammino sui sassi e mi fanno male i piedi, e i deportati scalzi? È forse il male minore. E quando la sconfitta è alla porta, 12000 persone al giorno, 12000 cuori smettevano di battere. Uccisi, gasati e bruciati.

Un segreto, un segreto di morte portato sul cuore, ma quale cuore potrebbe custodire un segreto così? Perché uccidere e non salvare? Perché considerare diversi uomini da uomini? Bugie per deportare, per negare, calmare, evitare il panico.

Nessuna razionalità, solo fortuna. Se così si può chiamare. Fortuna di vivere ancora ed essere maltrattati? O fortuna di morire prima di subire una vita in cui deperivi in poco tempo e morire soffrente? Due strade, una vita, una morte; apparentemente. Era solo questione di utilità a tempo determinato. Due strade, una per la morte, l'altra per la morte. Due strade, stesso fine.

Rovine di forni, che trasformarono un milione di ebrei in cenere. Strumento di morte, ora solo rovine. Mi congela la mano a scrivere, penso ai deportati costretti a lavorare con questo freddo sul corpo, 9-12 ore. La mia mano al freddo lo è da solo 20 minuti.

Docce che non erano docce, sotto terra per sotterrare le urla. E i cadaveri trasportati da altri prigionieri. Un padre poteva vedere il figlio morto, o il figlio il padre, la madre. Non ci si poteva ribellare. Le condizioni non lo permettevano, ma si rischiava, rubare un pane, un pacchetto di sigarette, una bottiglia di vino, per corrompere, per un boccone in più, per un boccone di vita, un giorno in più di vita, un giorno in più di sofferenza, un giorno in più. Si trasportavano i corpi, in silenzio.

Il lavoro non garantiva MAI la vita. Ogni pretesto poteva essere usato per uccidere o punire. 70000 persone uscivano dal campo per lavorare fuori. Si contavano i prigionieri e dovevano tornare tutti, vivi o morti.

Si dava un prezzo alle persone, ma una persona può avere un prezzo??? Una persona trattata come cavia da laboratorio, un oggetto da utilizzare come si voleva, un oggetto a cui fare ciò che più di inimmaginabile si voleva. Bambole in mano a marionettisti senza morale.

L'intenzione non poteva essere solo lo sterminio, perché non uccidere senza sofferenza? Sembra un gioco, scegliere il modo in cui far uccidere una persona come fosse scegliere la caramella più buona, la soddisfazione nel vedere lentamente scomparire una vita. Giocattoli. Catalogati come pezzi, non persone.

Stare in questi blocchi, guardare fuori dalla finestra e vedere altri blocchi, recinzioni, filo spuntato ci si sente chiusi, prigionieri. Pensare a quel che era questo posto 70 anni fa, sul posto in cui sono in piedi ora, corpi morti o torturati, sporchi, topi, pidocchi. Sembra tanto cambiato questo posto ma la sensazione che si prova è di colpevolezza, colpevolezza ingiustificata, come gli ebrei che potevamo sentirsi in colpa solo per il fatto di essere nati ebrei e che ora erano costretti alla morte.

La morte di una razza, un genocidio, può essere spiegato. Ma la crudeltà con cui è stato messo in atto, la disumanità da cosa può essere giustificata? Camminare passare stare nel luogo dove la vita veniva strappata, gas, docce, forni. Cadaveri trattati come fosse immondizia. È questo ciò di cui il genere umano è capace? È questo che è l'uomo? Come si può pretendere che l'uomo si comporti "bene" con tutto il resto quando non sa comportarsi con se stesso?? La crudeltà non può essere giustificata. La disumanità non può essere giustificata.

Sapere, conoscere, per non ripetere. Ma non c'è certezza che non si ripeta, non ve n'è alcuna; anzi, si sta già ripetendo. Giorno dopo giorno quanti uomini muoiono in guerra, o per mano di un altro individuo, omicidio. Continuerà a ripetersi!

La crudeltà è dentro l'animo umano e non si riuscirà mai ad estirparla. Abbiamo il potere di fare tutto, ma non siamo consapevoli delle nostre azioni, non siamo coscienti pienamente di ciò che facciamo, di ciò che possiamo fare, di ciò siamo in grado di fare. La Bibbia cita una frase in cui esplica che l'uomo stesso si distruggerà con le proprie mani; purché possa essere considerata una fonte non totalmente attendibile, in quanto religiosa e non scientifica, predice ciò che sarà perché sarà! Più acquisisce potere, conoscenza, sapienza meglio saprà come distruggersi.

"[...] e odiamo in essa il sogno demente di grandezza dei nostri padroni, il loro disprezzo di Dio e degli uomini, di noi uomini. [...]"

"[...] e noi siamo gli schiavi degli schiavi, a cui tutti possono comandare [...]"

Primo Levi, Se questo è un uomo.

  • Auschwitz-Birkenau, foto di Andrea Mainardi
    Auschwitz-Birkenau, foto di Andrea Mainardi