REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Piero Terracina al Teatro Ariosto 2012
REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Passo dopo Passo

08.03.2014 |
Federica Campioli, Rebecca Kimberley Dennison, Lorena Marenghi, 2C Liceo Ariosto, Reggio Emilia

Una caligine densa ha pervaso Sachsenhausen stamattina. Silenzio. Sento i miei passi. Il vento. Il freddo punge il mio volto. Con la mente cerco di immaginare ciò che è stato. Assolutamente inumano. Che uomo può decidere della sorte di altri uomini? Mi sembra, in questo luogo, di disturbare qualcuno.

 

Jude, “ebreo”, questa è solo una delle tante categorie individuate dai nazisti. Incredibile pensare che l’uomo si sia spinto a tanto, a distinguere gli uomini con degli stemmi diversi, mossi soltanto dal pregiudizio e dall’odio. Ed a stremarli fino a farli morire di stenti, ad ucciderli come se fossero soldatini in un perverso gioco con la precarietà della vita.

E pensare che ancora, nel 1992, dopo 47 anni dalla chiusura del campo, alcuni ragazzi tedeschi sono riusciti, fisicamente e psicologicamente, a valicare i confini di Sachsenhausen e ad incendiare le poche testimonianze delle sofferenze dei detenuti. Avrei voluto appoggiare la mia camelia ai piedi della baracca 38, dove si sarebbero esaurite le fiamme dei ricordi. Ho pensato che il candore di un fiore come quello potesse commuovere anche l’animo più crudele, come quello dei naziskin. Ma se i cuori di migliaia di poliziotti ed ufficiali SS non si sono commossi davanti agli occhi di uomini come loro, affamati e terrorizzati, allora forse non avremo mai la piena certezza che tutto ciò non possa riaccadere e segnare di nuovo le vite e gli animi di milioni di persone. La mia preoccupazione guarda al futuro, a ciò che aspetta le nuove generazioni, e penso che, a questo punto, il nostro “viaggio della memoria” sia necessario, quasi imprescindibile, nell’educazione di ognuno di noi.