REGGIO EMILIA - AUSCHWITZ  2015

Diario

Primo Turno

Il tesoro più prezioso

Pensavo fosse solo una gita scolastica, un viaggio commemorativo, un'esperienza che mi avrebbe reso spettatrice di un feroce e disumano sterminio, invece è stato qualcosa di più, molto di più.Appena scorto in lontananza l'ingresso di Birkenau, una strana sensazione mi ha attraversato il corpo, dalla punta dei piedi, un brivido, una scossa elettrica, si è fermata all'altezza del petto, proprio di fianco al mio cuore. Avanzando lungo il campo, entrando nei dormitori, nelle latrine, quel peso non mi abbandonava.

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Buio

 Buio Rosso Luce. Gli occhi brillanti. Le labbra lucide.Rosa: le guance. Un giardino primaverile. Poi... Poi ... Poi soffiò un vento gelido invernale. Gli occhi spenti. Le labbra secche.Buio, buio come... Come ... No... No non trovo una similitudine semplicemente buio, solo buio.  

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Pollini di coscienza

 Aria taglia a pezzicome lama spietataCorpi straziati da famerecisi dal freddofischiano nel vento la pietàdi un’indicibile vergogna.Vita, cosa tu seiper avidi sopraffattori di ogni tempomenti distaccate dal cuore?Vita, cosa tu seiper schiavi di una trappolachiusi nella prigionedel loro stesso essere?Urla di ieri, echi di oggiRiflesso di stragi di ogni tempo.Guerre, colonie, sterminie ancora eretti muri di prepotenza.Mai una sola bomba fu giusta

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Video del contributo di Malia alla commemorazione

Video del contributo di Malia alla commemorazione ad Auschwitz-Birkenau 

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Amo chiamare il tuo nome

Abbiamo immaginato l’emozione, il dolore di Alice, dopo la partenza del marito. Il 22 febbraio del 1944, Oreste fu deportato ad Auschwitz con altri 9 ebrei reggiani. Arrivò qui dopo essere stato sottratto dalla sua abitazione in via Monzermone a Reggio. Dopo questa esperienza di viaggio, la storia di Oreste, che abbiamo conosciuto in occasione del laboratorio sulle pietre d'inciampo, è diventata parte di noi. Amo chiamare il tuo nome, amo pronunciarlo: Oreste.Da quando ti hanno portato via dalla nostra città,

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Un insegnamento verso le cose giuste - Pensieri dopo la commemorazione

Sull'azione del Sonderkommando al Krematorium 4, il luogo della commemorazioneIo credo che l'azione che fecero gli schiavi che lavoravano nel crematorio sia un gesto estremamente giusto. Perché loro da un certo punto di vista stavano meglio, perché non dovevano lavorare ore al freddo e al gelo, ma dall'altra parte erano più sfortunati perché dovevano bruciare corpi di persone. E magari persone che conoscevano (parenti e amici), ma soprattutto dovevano vivere col pensiero che prima o poi sarebbero stati loro stessi bruciati in quei forni.

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Per sempre nella mia mente

Non mi sarei mai aspettato di provare tali emozioni, di capire, di sentire sulla mia pelle le sensazioni atroci che hanno provato. Ma visitando, percorrendo i luoghi mi sono immedesimato in loro. Il padiglione 27 del museo è stato il più emozionante e il più sconvolgente, un libro immenso, contenente un numero infinito di nomi. Resterà sempre nella mia mente. (Fra)Mi ha colpito il modo in cui un gruppo di persone sia riuscito a schiavizzare e umiliare altri esseri umani, togliendoli la propria dignità (Giuse)

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Camminare dove si è fatta la storia

 Quando siamo entrati nel campo e abbiamo iniziato il percorso, mi sono chiesta come hanno fatto queste povere vittime a resistere a queste torture.Penso che quella crudeltà abbia lasciato un marchio indelebile.Noi potevamo camminare nei campi tranquilli, mentre i deportati tremavano di terrore. Non potremo mai capire tale sofferenza.Pensavo che le emozioni avrebbero preso il sopravvento.

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Almeno una volta nella vita

Dopo tutto il programma didattico affrontato durante il percorso scolastico, siamo stati messi di fronte alla realtà. Ciò che abbiamo vissuto oggi, oltre ad essere inaspettato, è stato coinvolgente in quanto per la prima volta abbiamo potuto toccare con mano ciò che prima avevamo solo immaginato. Un fatto raccontato dalla guida che ci ha molto impressionato riguarda la testimonianza dei sopravvissuti: il perenne sapore di morte presente nelle loro bocche, dovuto alle ceneri respirate durante il loro “soggiorno” ad Auschwitz-Birkenau.

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Il diritto di essere uomini

Il nostro gruppo ha visitato assieme il quartiere di Podgorze nel quale aveva sede il ghetto ebraico costruito dai nazisti dopo l'occupazione. La guida ci ha mostrato la piazza principale, nella quale i nazisti portavano gli ebrei prima dello smistamento dei campi.

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