I pensieri di Rossella Torregrossa del Moro per il Viaggio a Praga, dopo le esperienze preparatorie e in particolare l'incontro con Helga Weissova, sopravvissuta a Terezin
La storia raccontata dalla signora Weissova è stata molto interessante. Ascoltare di persona il racconto di una tragedia come quella accaduta ad Helga mi ha permesso di riflettere. Per tutta la durata del racconto non riuscivo a fare altro che chiedermi come sia potuto succedere davvero tutto questo, come degli esseri umani abbiano potuto commettere tali atrocità senza problemi, come nessuno possa essersi accorto di ciò che stava succedendo ma soprattutto come sia possibile che coloro che avevano intuito qualcosa siano stati in grado di far finta che non stesse succedendo nulla, ignorando con consapevolezza che moltissime persone innocenti sarebbero morte solo per la loro religione. Mentre ascoltavo la signora Weissova, la guardavo e riflettevo sul fatto che, se non fosse stato per fortunate coincidenze ed eventi, non avrei mai potuto ascoltare la storia raccontata. Provavo a mettermi nei panni di Helga, cercando di capire cosa si possa provare nei confronti di chi aveva fatto cosi tanto male a lei e alla sua famiglia, ma fallivo poiché è impossibile saperlo, si può solo immaginarlo. Un’altra cosa che mi ha colpita particolarmente è stata la forza di Helga, che già da bambina, su consiglio del padre, iniziò a disegnare tutto ciò che vedeva, nonostante le scene che vedeva fossero quelle che più non voleva vedere. Leggendo inoltre in classe un libro in cui si parlava anche della storia di Theresienstadt, mi è rimasto impresso un passo in cui un funzionario della Croce Rossa, dopo aver assistito alla messa in scena organizzata per propaganda, scrive raccontando dell’orribile situazione nel campo, sottolineandone la denutrizione dei deportati e la scarsa igiene. Eppure afferma che “l’organizzazione interna del ghetto, fa tutto ciò che può”. Mi è impossibile immaginare come si possano ignorare in questo modo le persone costrette ad una vita così crudele.