Ventitre anni sono pochi: un soffio. La Terra dicono abbia 5 miliardi di anni. Il primo uomo sarebbe apparso trentamila anni fa. Io sono nato nel 1968. Ho “sbagliato” la Shoah per 23 anni. Un'inezia nel computo del tempo. Avrei potuto essere uno dei bambini di Terezin oppure uno di quelli di Lidice. Con qualche anno in più avrei potuto esserci io in una delle celle della fortezza piccola. Ho pensato a tutto ciò durante questi giorni. Ho pensato alla stanchezza che provo alla fine della giornata e che nel vivere quotidiano mi sembra enorme. Ho pensato alla stanchezza che avranno provato i prigionieri di Terezin nel sentirsi privati della propria dignità, del presente e del proprio futuro. Mi sono chiesto non tanto “perché questo sia successo” ma perché continui a succedere. Mi sono chiesto se fra quarant'anni parteciperò, al termine della mia vita, ad un viaggio della memoria a Lampedusa per vedere qualche scafo come oggi vedo le celle. Mi sono chiesto perché siamo tutti pronti a pensare e forse a piangere quando visitiamo un campo di concentramento e perché non siamo altrettanto pronti a costruire il tempo che ci è stato dato in modo da promuovere la bellezza di ogni persona. Mi sono chiesto cosa abbiano pensato i ragazzi coi quali ho viaggiato ma a questa domanda non voglio trovare risposta perché il pensiero nasce in un segreto che io non ho alcun diritto di violare. So soltanto che i miei giovani compagni di viaggio hanno meno di ventitre anni: un soffio. Spero che “sbaglino” ogni Shoah e mi auguro che facciano ogni cosa per evitarla. Era la novantatreesima volta che venivo a Praga. Quando tornerò, dopo questo viaggio, la guarderò con occhi diversi. Mi è venuta anche un'idea ma è un segreto. Se mai dovesse originare qualcosa, ve lo farò sapere. Dekuje a nashledanou!