In certi luoghi, dove l'orrore é ancora avvertibile, non si può fare a meno di provare ad immaginare ciò che é successo. Cercare di immaginare il volto delle persone, le loro figure, la paura nei loro occhi, la luce della vita che sta per abbandonare il loro sguardo. E lo sguardo dei loro carnefici, la freddezza con cui viene perpetrata l'uccisione di migliaia di persone, in pochi minuti. L'omicidio di uomini donne bambini neonati giovani anziani ñ tutto in un battito di ciglia.
In un luogo come Zbylitowska Gora, dopo l'immensa tristezza e lo sdegno provato nel vedere con i miei stessi occhi dove é stata annullata l'esistenza di migliaia di persone, cerco di immaginarli. Cerco di vederli, vittime e carnefici. Chiudo gli occhi e provo anche se solo minimamente a evocare, nel vero senso della parola. E rifletto. Penso che l'orrore che ognuno di noi prova nel sentire il numero delle vittime non sia altro che un'emozione superficiale. Mi fermo a pensare e rifletto e capisco che dietro a ciascun numero che compone una cifra cosÏ alta c’é una vita. Una famiglia. Un patrimonio di ricordi e di esperienze ñ e tutto viene annullato.
Come ha detto Pietro Terracina, dovremmo iniziare a contare. 1, 2, 3, 4... fino a cinquemila, a cinquantamila, a centomila, a un milione, a sei milioni.
Non riesco.
Tutto questo é troppo orribile, troppo brutale e mi risulta quasi insopportabile riconoscere che é stato fatto con un calcolo efficace, riuscito.
Com’é possibile, chiedo anche a tutti voi, uccidere un bambino spaccandogli la testa con il calcio di un fucile? Dove hanno trovato il coraggio di sparare a famiglie intere, nel vedere la disperazione nei loro occhi? Perché si sentivano in diritto e in dovere di annullare l'esistenza di migliaia di persone?
Non posso fare a meno di pensare che i faggi a Zbylitowska Gora si sono nutriti del sangue di tutti loro ...