“Ravensbrück ci appare davanti” (Lidia Beccaria) come lo scenario di ciò che è stato trapassato dal tempo, dagli eventi, dalla storia dell’umanità e delle donne che durante la seconda guerra mondiale sono state strappate dalle loro case e dalla loro vita. Camminando su quei sassi e chiudendo per un attimo gli occhi, nemmeno lontanamente l’immaginazione poteva portarci a provare quelle sensazioni.
Il nostro concetto di umanità quasi non ci permette di immedesimarci in quella gente e uscendo da quel campo rimane solo un senso di angoscia che nemmeno capiamo.
Rimangono però anche le domande:
Come ha potuto l’umanità ridursi in questo modo?
Come si riusciva a star fermi, a non far niente e soffrire in solitudine?
Uccidere quelle persone che non erano diverse, semplicemente parlavano una “lingua” che i nazisti non conoscevano. Donne, uomini che hanno partecipato a questo sterminio di massa, non erano persone, erano quello che l’umanità non dovrebbe mai essere.