Resistere cosa significa? Questa è una domanda a cui sto pensando da ieri quando Salvo, la guida che definirei un amico che ci sta affiancando lungo questo cammino della memoria , l'ha nominata e ci ha invitato a riflettere. I giovani che con il sacrificio della loro stessa vita si erano ripromessi di non consegnarsi alla polizia tedesca, hanno resistito.
Vuole forse dire esistere tante volte a dispetto della morte che arriva? Non so. È un termine che contiene una forza immensa: penso alle persone che resistono alle sofferenze delle malattie, ai bambini che resistono alla fame, alle loro madri che resistono al dolore di vederli morire. A chi resiste al freddo e al mare che da lì a poco li inghiottirà, agli uomini che resistono a lavori estenuanti e impossibili, ai bambini che resistono a molestie di adulti ingrati e crudeli... e si potrebbe andare avanti ancora... ma mi fermo qui. A molti non viene riconosciuto nemmeno il valore di essere ricordati con un nome o una degna sepoltura.
Perché l'angoscia che mi pervade è il pensiero costate e laconico che ci sussurra , gente agiata del XXI secolo, a cosa resistiamo? ??? Forse ad ansie che ci creiamo noi stessi e che, non avendo memoria e consapevolezza del presente e del passato, pensiamo siano problemi insormontabili? Ridimensioniamo queste futili preoccupazioni e ampliamo il nostro sguardo sul mondo e gli esseri umani che lo abitano.
Dobbiamo per forza soffrire per capire il senso della vita??? Forse è proprio così...
(R)esistere è stato per chi si è ribellato un sogno di una esistenza nuova e libera non per sé ma per i fratelli.
Allora grazie fratelli che ci avete donato con il vostro esempio il senso della (r) esistenza.