La visita al campo di sterminio di Auschwitz Birkenau è stata, sotto certi aspetti, una sorpresa, per me. Gli incontri che hanno preceduto il viaggio, i racconti di chi aveva già visitato il campo e le conoscenze storiche che avevo dell'accaduto avevano fatto sì che, nella mia mente, si andasse a generare una chiara idea di come sarebbe stato il tutto.
Mi ero preparata agli stabili angusti e tetri, ai racconti agghiaccianti, alle immagini crude, avevo messo in conto la tristezza, l'angoscia, perfino la nausea, ma non mi ero preparata all'orrore. Ripensando alla visita non ho dubbi sul fatto che sia stata proprio questa l'emozione prima tra tutte.
Auschwitz non è reale... ma lì, dentro al campo di concentramento, l'evidenza non si può negare, il passato non si può insabbiare e non ci si può “girare dall'altra parte”, perché l'orrore si estende per chilometri: la meticolosa progettazione dello sterminio di milioni di persone ti circonda. Mentre osservi ti ritrovi con un unico pensiero: com'è possibile che una mente umana abbia, anche solo, potuto immaginare a un qualcosa di simile? I deportati di Auschwitz non sono solo stati uccisi, sono stati torturati, privati della libertà e della dignità, ciò è a mio parere molto peggio della morte stessa.
Auschwitz Birkenau ci “schiaffeggia” con immagini e racconti crudi che rimangono indelebili nelle nostre memorie, smuovono le nostre coscienze e ci lasciano la consapevolezza che l'uomo può rivelarsi peggiore dei mostri ed è nostro dovere non dimenticare per impedire che in futuro possa riaccadere.