Devo dire che prima di venire qui mi ero preparato al peggio, per quanto sia possibile visto che al peggio pare non ci sia mai fine.
Credevo di arrivare preparato alle emozioni che avrei potuto provare, credevo di vedere la rotaia di Birkenau, di passare sotto la scritta "ARBEIT MACHT FREI" Di Auschwitz e di vedere le camere a gas non dico senza tristezza, ma neanche provando quel senso di vuoto allo stomaco che da molti ho sentito dire... E ad esseri sinceri quel senso di vuoto, tristezza e malinconia non l'ho provato, o meglio non l'ho provato fino al momento in cui ho visto le due tonnellate di capelli esposte nel museo di Auschwitz.
Lì ho davvero capito l'altrocitá di quel genocidio, questo si che mi ha colpito, cosí tanti capelli... Cosí tante vite... E ancora di piú colpisce il fatto che quelle due tonnellate esposte altro non sono che una piccolissima frazione del totale.
Sei milioni di morti, un numero inimmaginabile, troppi zeri, troppo difficile da quantificare per la mente umana, troppo difficile da comprendere.
Ma quei capelli, quei capelli rendono, in un modo differente rispetto ai classici numeri in cifre, il concetto di una quantitá cosí enorme.
Una quantitá su cui bisogna riflettere... C'é qualcuno che puó annoverarsi il diritto di considerare gli altri inferiori? C'é qualcuno che puó decidere se un popolo é degno o meno di stare su questa terra?
So dell'esistenza su un muro di Auschwitz della frase "se dio esiste, dovrá chiedermi perdono".
Personalmente ritengo che non siano i tedeschi, i nazisti o i fascisti ma gli uomini tutti a dover chiedere scusa.
Una scusa che ha radici nel passato ma che é proiettata verso il futuro, perché bisogna smettere di pensare che lo straniero sia diverso.
Bisogna evadere dalla convinzione del diverso come sinonimo di pericoloso.
É una falsa analogia che si é involontariamente annidata nelle nostre menti, dobbiamo ricordarci che il progresso passa sempre attraverso l'integrazione.
La storia stessa insegna che i periodi piú bui sono quelli sono quelli di maggior intolleranza.
Ma forse in questo caso, se proprio si deve parlare di razze ce n'è una che é stata superiore ad un'altra, perché questi uomini sporchi, magri da non sembrare umani, senza piú la forza di la forza di parlare, senza piú pensieri negli occhi vuoti, rimanevano comunque piú umani dei loro carnefici.
Ricorderó per sempre questa esperienza che tanto mi ha colpito, mi ha fatto riflettere e mi ha fatto comprendere.
Ora capisco pienamente il significato di questo viaggio.
Capisco che é un'esperienza che tutti dovrebbero provare, una storia che tutti dovrebbero conoscere affinché la tragedia non si ripeta... Per non dimenticare.