La visita al campo di Sachsenhausen per me è un avvenimento molto forte, mi ha colpito nell'animo. Vedere quante persone hanno sofferto, quante hanno lavorato ardemente per poi finire in cenere, colpisce l'animo di tante persone. Ne ho parlato anche con i miei compagni di classe, anche loro ne sono rimasti colpiti, pure quelli con l'animo più duro.
L'immagine più forte, quella che più mi è rimasta impressa è la stazione Z, quella dove c'erano i forni crematori. Anche se vi sono pochi resti, questi mi hanno infiltrato l'anima. Mi hanno dato un po' fastidio le case intorno al campo, secondo me non avrebbero dovuto essere costruite in quel posto. Non credo che questi luoghi debbano essere distrutti, tutt'altro, ma andrebbero però separati dalla vita quotidiana, la memoria va rispettata in ogni senso.
Un altro momento di grande interesse è la visita sul Muro, quella sulla vita al momento del muro. Mi è rimasto dentro il monumento con i volti delle persone morte, fra cui un bambino, la madre gli ha chiuso la bocca per non farlo piangere e così è rimasto soffocato. Sul muro sono state uccise 168 persone, ma in realtà sono state molte di più, perché vanno aggiunti i morti su tutto il confine fra le due Germanie, non c'era solo Berlino.