E' incredibile come a volte persone che non possono parlarti sappiano dirti più di molte persone che occupano il tuo quotidiano.
È strano sentire il suono del vento tra le orecchie e le cuffie dell'autoguida, un suono capace di coprire ogni voce, un suono che sembra quasi portare un massaggio lontano in una lingua incomprensibile, e rimanere confusi.
Tanta innocenza, tanto odio ingiustificato, il tutto ormai perso tra i ruderi di una città fantasma. Auschwitz non è un cumulo di mattoni, non è un museo, non è solo un ex-campo di sterminio. L'aria è diversa, più fredda, più silenziosa, più solenne.