REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Fotografo a Birkenau
REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Ricordare senza chiudere gli occhi

27.02.2014 |
Olly Fisniku della 4C dell'Istituto Motti, Reggio Emilia

Cinque giorni, cinque diversi e distinti giorni, che se presi in una situazione normale sono solo cinque giorni, ma durante il Viaggio della Memoria a Berlino quei cinque giorni non sono così banali come possono sembrare.

Cinque giorni durante il viaggio della memoria ti fanno realmente capire, visitando i luoghi delle atrocità commesse, cosa è successo a tutte quelle persone che le hanno subite. Visitare almeno uno dei tanti, purtroppo, troppi campi di concentramento o lavoro è doloroso, ma doveroso. Per noi giovani è davvero troppo difficile realizzare, poter mettere a fuoco quello che è successo in un così recente passato, anche se così lontano dalle nostre menti.
È difficile poter immaginare che posti simili siano esistiti sulla faccia della terra. Attraverso foto, descrizioni, video, film, libri si ha un'immagine di questi posti diversa da quella che realmente poi si ha quando in un campo ci entri.
È una sensazione terribile di freddo che percepisci quando entri nelle baracche ricostruite, nelle prigioni come quella di Ravensbruck, quella paura che hai persino di toccare i muri, perché hai paura che si sgretolino. Perché pensi che quello sia stato solo un brutto incubo che possa rapidamente svanire, hai davvero paura di chiudere gli occhi in quei posti perché ti tornerebbero alla mente tutte le immagini dei corpi scheletrici, dei bambini, degli uomini, delle donne costretti a subire tutto questo.

Gli occhi rimangono chiusi finché il cervello non costruisce tutta la storia dei ghetti, dalla deportazione, dal viaggio, all'arrivo ai campi, alle sevizie e infine ai forni crematori, lasciandoti quelle immagini ancor più impresse nella memoria. Forse lo scopo del viaggio non è proprio quello di farci rimanere così impresse queste agghiaccianti immagini, ma succede. E così deve essere. Questo viaggio che si svolge nel presente per rivivere il passato, è un viaggio che arricchisce le menti, ma spezza il cuore.
Arricchisce di conoscenze perché porta in un passato che facciamo diventare presente, ricordandolo perché non diventi un nostro errore futuro. E durante questa esperienza ti tormentano mille quesiti ma quello più spontaneo e immediato è: "Può davvero un uomo prendersi il diritto di uccidere così freddamente e con così tanta indifferenza esseri umani, proprio al pari di se stesso? E se può, chi gli ha ceduto questo così infame diritto?".

Bisogna ricordare ciò che è stato senza chiudere gli occhi: questo non è solo un doveroso "omaggio" alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l'uomo è stato capace di questo.
Non è solo la pietà dei morti ad animarlo ma una piena consapevolezza di quello che è accaduto. Ricordiamo perché siamo in grado di farlo, ricordiamo perché quelle persone non possono essere dimenticate finché tutti non ne saranno pienamente consapevoli.


 

  • KZ Ravensbrück
    KZ Ravensbrück - la mostra