Il viaggio

Urla silenziose

16.02.2013 |
Gabriele Bernini, 4R Gobetti Scandiano

 

Il silenzio era assordante qui.

Colori, segni, oggetti parevano.

Eppure non sembravano tali.

Bambini, uomini e donne, 

anziani gridavano.

 

Risulta davvero difficile dover scrivere un testo su quello che si prova ad entrare in un campo di concentramento. La poesia che ho scritto sopra l’ho scritta mentre ero all’interno di una cella, ad occhi chiusi e da solo mentre toccavo un “letto”, se così si può chiamare. Come chiusi gli occhi sentii silenzio. Mi immaginai qualche decina di uomini osservare la finestra, e nei loro occhi lessi una sola parola: “libertà!”. La avrebbero voluta urlare credo, ma non potevano. Erano stati marchiati chi con un segno colorato corrispondente al “crimine commesso”: chi era ebreo con la stella di Davide gialla, chi omosessuale con un triangolo rosa, chi prigioniero politico triangolo rosso, chi asociale (prostitute, alcolizzati, drogati …). Vennero classificati “razza inferiore”, eppure c’erano banchieri , professori, e addirittura infermieri, come per esempio il medico di famiglia di Adolf Hitler. All’interno del campo erano presenti  bambini, uomini, donne e anziani incolpati di crimini mai commessi.  Perché si trovavano in quel luogo?

  • Cella a Fortezza piccola Terezin
    Una cella presso il campo di concentramento della Fortezza piccola a Terezin