Il viaggio

22 febbraio

Pensavo di essere pronta e consapevole...

Sono cresciuta con i racconti di un nonno partigiano, con i racconti di un uomo che ha lottato per libertà del suo paese ed il futuro della sua faamiglia. E' riuscito a trasmettermi tutte le sensazioni che ha provato in quegli interminabili due anni: paura, in certi casi euforia, rancore. Pensavo di essere pronta e consapevole del viaggio che stavo per intraprendere: non la ero. Terezin mi ha fortemente colpito, prima di arrivare a Praga conoscevo la storia delle rivoluzioni  ma non erano ben chiari le motivazioni della rivolta alla soffocante dittatura.

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Sensazioni a Terezin

Ormai il nostro viaggio è giunto al termine e oggi, nel freddo di Terezin, abbiamo visitato la Fortezza Grande e quella Piccola. Il freddo ci ha accompagnati per tutto il viaggio senza lasciarci un secondo e durante la visita ci ha permesso di capire, in parte, che sofferenza i prigionieri possano aver provato in condizioni ben peggiori delle nostre.

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Si puo` davvero imparare dalla storia?

Mi aspettavo di trovare una cittadina come tante altre invece mi è sembrato un luogo pieno di ricordi che sono stati protetti, giustamente molto bene. Dal racconto della guida emergevano informazioni; dalle immagini dei musei, sensazioni, e alla visione del crematorio, dei binari e del cimitero, angoscia e consapevolezza. Se la prima si sente nei muri e nelle pareti, la seconda da oggi sarà molto più presente in me.

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Paura del passato

A volte, non si vuole guardare in faccia il passato perché fa troppa paura. Oggi, nelle fredde stanze del complesso di Terezin, ho visto delle camere spoglie e per nulla belle. Ma ancora meno bella era l'aria di morte e malattia che vi si respirava all'interno. Quelle persone sono morte senza avere colpa alcuna. Non hanno nemmeno potuto conservare il loro nome. Una cosa del genere non dovrà mai più accadere. La verità è che secondo me, tra persone civili, dovrebbe esistere solo amore. Non odio, non violenza, non cattiveria. Solo amore.

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Guardare il nulla

Al termine della giornata di oggi mi sono fermata a riflettere su ciò che abbiamo visto a Lidice: il nulla. L’incapacità di guardare avanti, di immaginarsi un futuro, tornando a casa e vedendo che non è rimasto nulla.Lidice era un paese appena fuori Praga, che all’apparenza non aveva nulla di diverso dagli altri paesi dove si lavorava nelle miniere o nei campi. Perché parlo al passato? Perché oggi di Lidice non è rimasto nulla, solo un albero e le donne sopravvissute al campo di Ravensbruck.

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