REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Hagi a caccia di questionari per la ricerca
REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Un numero come tanti

06.03.2016 |
Greta Romei, 5P Istituto Cattaneo Castelnovo Monti

Oggi è una bella giornata. La temperatura sembra più alta e i pochi e deboli raggi del sole che ci penetrano la pelle, ci danno una leggera sensazione di primavera. Ecco che da lontano si intravede un enorme caserma. Gialla e un po’ invecchiata, all'apparenza tutto sembra normale. Però avvicinandoci, guardando sui muri, scorrendo le dita su quei gelidi mattoni, ecco che un’ondata di storia ci attraversa la pelle. Dalla prima alla seconda guerra mondiale una serie di eventi concatenati hanno portato alla creazione di quello che per anni non è stato solo un carcere ma bensì molto di più.

Passando di cella in cella, respirandone gli odori, ammirandone gli orrori, un vuoto si crea limpido dentro di me. I raggi del sole scaldano eppure inizio ad avere freddo dentro.

Poi Terezin e il cimitero nazionale. Un fiore bianco tra le mie dita continua a distrarmi. Le immagini si fanno più chiare e così anche i pensieri diventano sempre più forti e impetuosi. Devo scrivere, lo devo fare.

Tomba n.27, non so perché ho deciso di lasciare il fiore proprio qua. Un numero, un numero come tanti in mezzo ad infiniti altri numeri. Calpesto la terra che ha visto morire migliaia di persone e il mio cuore si irrigidisce sempre di più.

Nella mia testa risuona una strofa che fa: "Come può l'uomo, uccidere un suo fratello? Eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento". È vero la strofa parla di Auschwitz così come l'intera canzone, ma la storia è circa la stessa. Una domanda mi assale improvvisa e continua.

Come mai l'uomo è arrivato a tanto, senza mai indugiare, senza mai crollare.

Distruggere uomini, annullarli completamente fino a portarli a preferire di morire piuttosto che continuare a vivere.

Ma coloro che non hanno rinunciato, coloro che hanno voluto e deciso di sopravvivere, hanno vinto la battaglia più grande della loro vita.

E il mio cuore si riempie di rabbia e di paura, perché quegli anni e quel mondo sono più vicini a noi di quello che pensiamo.

Dobbiamo rimanere critici e cercare di capire cosa davvero si nasconde sotto i volti di chi ci comanda. Perché quegli anni hanno distrutto migliaia di vite, hanno privato l'uomo del suo diritto più grande.

L'indifferenza che ha portato allo sterminio di migliaia di persone allora, non deve solo essere un dato che testimonia quanto cattivo è stato il regime nazista.

E così quel fiore bianco, simbolo di purezza assumerà un significato simbolico nel momento esatto in cui avremo la forza di non aver posato un fiore tanto per farlo o perché "è una tradizione di ogni singolo viaggio della memoria", ma perché nel posarlo avremo capito che il passato non si cancella e che allo stesso tempo il presente va costruito passo dopo passo da ogni singolo uomo. Bianco, nero, giallo, di destra, di sinistra, omosessuale o eterosessuale che sia. Perché rimanere indifferenti, privi di cuore e di pietà nei confronti di un nostro fratello porta tutt'ora alla morte di centinaia di persone. La memoria non deve essere solo un ricordo, ma bensì un cammino attivo che ci accompagni ogni giorno nella nostra vita. E così tutti quegli uomini, non saranno morti invano.

  • Un fiore bianco a Terezin
    Un fiore bianco a Terezin