REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Redazione degli studenti, Cracovia 2015
REGGIO EMILIA - TEREZIN  2016

Memoria come un filo

22.02.2016 |
Carlo Gemelli, 4F del Liceo Ariosto-Spallanzani

Il viaggio che purtroppo sta per terminare viene definito da una parola che fa inevitabilmente parte di ognuno di noi: memoria. La memoria in questione è come un filo che collega il nostro presente col passato di altri che non abbiamo potuto incontrare ma che porteremo dentro come un simbolo, un avvertimento per il futuro.

Lidice, nel manto immacolato della recente nevicata, tenta oggi di nascondere ai nostri occhi le macchie del passato; fallisce, però, nel suo intento, grazie a due opere che si stagliano tra il vuoto che avvolge il luogo: il gruppo in bronzo di bambini, fedele riproduzione ideata da Marie Uchytilovà, e la croce avvolta nel filo spinato. Tanto basta per riportare alla nostra mente un atto apparentemente inconcepibile nella sua crudeltà, un'efferatezza che va oltre l'agire umano. Eppure è successo.

Nel cimitero monumentale di Terezìn abbiamo occasione di onorare, attraverso un garofano bianco, la morte di tanti prigionieri. Il gesto, accolto sulle prime come parte di un rituale, rivela ben presto la sua potenza evocativa; ciascuno di noi lo interiorizza a suo modo, rendendolo un momento carico di intensità.

E una parte di noi rimane in quel fiore, anch'essa legata con quel filo chiamato memoria.

Nessuno vorrà né potrà lasciarlo andare perché, per quanto non ce ne rendiamo ancora conto, è un filo formato non solo da semplici ricordi, ma da esperienze più complesse, che condizioneranno la nostra vita e l'importanza che daremo a quella degli altri. Un filo che, se a volte non sentiremo, altre volte si tenderà prontamente per guidarci nelle scelte decisive, per darci quell'empatia e quella sensibilità che rendono diverso un essere umano da una bestia.

 

  • Particolare del monumento per i bambini di Lidice
    Particolare del monumento per i bambini di Lidice