REGGIO EMILIA - AUSCHWITZ  2015

Diario

Diario di viaggio

Scarpe, pettini, occhiali...

Scarpe, pettini, occhiali, indumenti, valigie tutti oggetti parte della nostra quotidianità. All'interno dei campi di concentramento racchiudono nomi, storie, passati cancellati, presenti di sofferenza, futuri negati.

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Per non dimenticare

Tappa importante del nostro viaggio - Zbylitowska Gora vicino a Tarnòw.Momento di riflessione per ricordare tanti bambini, vittime innocenti della grande follia.

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Non trovo le risposte

Perché un odio così scellerato? Ecco una delle tante domande, scontate forse, ma affiorate comunque alla mia mente. Cosa può portare un uomo a pianificare un'officina della morte, una fabbrica di brutalità, un automa che non si ferma davanti a nulla, nemmeno di fronte a dei bambini.

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Noi siamo bestie

La coscienza è quell'elemento che tanto sosteniamo distinguerci dagli animali. Con orgoglio e fierezza affermiamo di essere ben diversi da loro, osiamo definirci addirittura "esseri umani".Dove l'aggettivo umani deriva dalla parola umanità, quel sentimento che dovrebbe significare altruismo, disponibilità, tolleranza, tutti quelli valori e virtù che tanto ognuno di noi sostiene di avere. Ma Auschwitz è la dimostrazione del fatto che non siamo esseri umani, noi siamo bestie.

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Impressioni di viaggio

Questa esperienza mi è piaciuta molto perché ho imparato un sacco di cose di cui non avevo conoscenza. Le cose che mi sono rimaste impresse sono state: le chiese e le sinagoghe, mi ha colpito in che modo spiegavano le cose le guide.

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Una bimba senza mamma e papà

Se penso a Auschwitz mi viene in mente il deserto, e per me il deserto significa solitudine e abbandono, come vedere una bambina di pochi anni senza mamma e senza papà. È una disgrazia ingiusta.

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Il vuoto e la mancanza

Su Auschwitz sono state già dette molte cose, anche troppe secondo me.Ma oggi, dopo aver visitato i due campi di Auschwitz I e II voglio dire qualche parola anche io: il vuoto, la mancanza che si percepiscono in questi luoghi mi hanno travolto.In particolare in Auschwitz II, il silenzio, che regna sovrano, porta con sé i lamenti, le grida, lo strazio dei deportati, penetrando nell'anima meglio di mille parole.

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Eppure sorgeva

Il sole sorgeva e non si vergognava, non si vergognava di illuminare il globo devastato dall'odio e dalla violenza, non si vergognava di rendere tutto cosi visibile, palese, eppure per sempre inconcepibile. Il sole sorgeva e quando arrivava al culmine sulle teste degli uomini aveva il coraggio di regalare la sua luce a delle menti così tanto crudeli, e non si vergognava.

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Essi cadevano

Essi cadevano, Cadevano a terra. Il freddo seguiva il rigore tedesco, L'unico a riscaldarli era il fuoco. Quello dei crematori, quello delle grida Quello che distruggeva il diverso. Essi aspettavano solo la morte, Aspettavano la fine di un incubo. Aspettavano solo il silenzio.

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Duplice Natura

Mi ha colpito la duplice natura degli oggetti di Auschwitz I. In quanto tali, inanimati ma allo stesso tempo vivi, ultimi simboli di proprietà delle persone a cui appartenevano, che sarebbero poi stati sequestrati dai nazisti per andare a finire nel blocco chiamato Canada.

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