REGGIO EMILIA - AUSCHWITZ  2015

Diario

Diario di viaggio

Qualcosa di diverso

Pensavo di trovare qualcosa di diversoEdifici, tutto quantoCose che ti prendevanoAppello di ore, neve, punizione, ore 10 minuti e avevo mal di schiena e avevo la giaccaFiore all’appelloSpostate pietre e piantato nel centroCancelloAcqua, forte emozioni, carceri, letti, come immaginavo, da solo non sono riusiti entrare, senso di liberta per loroE poi vedevano lo sapevano

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Indifferenza e omertà

Siamo sempre stati abituati a vedere una sola persecuzione.Da oggi ricorderemo anche la seconda: l’indifferenza e l’omertà di chi ha cercato di non vedere. Sui libri si parla di ebrei, di partigiani, delle grandi uccisioni di massa, delle leggi ingiuste e abominevoli antisemite, ma nessuno parla delle vite degli uomini sopravvissuti all’olocausto che vengono abbandonate, senza essere approfondite.

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Andateci

Le riflessioni di Malia Ciampà, pubblicate sul suo profilo Facebook, a mente fredda dopo il primo turno del Viaggio della MemoriaEd eccomi qui, a spendere qualche parola sul viaggio che ho fatto settimana scorsa in Polonia. Un vero e proprio viaggio nella memoria, nella storia, nella realtá.

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Ad AUSCHWITZ

Pezzi di carne strappati al silenzio, umida e abbandonata s'inaridisce la rabbia di cento guardiani. Eccoli schierati in fila eiaculare lacrime frettolose. Forse si tratta solo di vendette personali.Cosa ci faccio qui? Perché non grugnire, al riparo, nelle città tutte uguali in cui sediamo?Cosa ci consuma? Quale oscena biologia circuisce i nostri pensieri? 

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Il suono del vento tra le orecchie

E' incredibile come a volte persone che non possono parlarti sappiano dirti più di molte persone che occupano il tuo quotidiano.È strano sentire il suono del vento tra le orecchie e le cuffie dell'autoguida, un suono capace di coprire ogni voce, un suono che sembra quasi portare un massaggio lontano in una lingua incomprensibile, e rimanere confusi.

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Mi ha colpito...

Mi ha colpito molto il racconto della nostra guida in cui parlava della madre di un suo amico, deportata bambina al campo, sopravvissuta ma rimasta profondamente segnata, in quanto ora soffre di schizofrenia. Mi ha colpito l'immane regolarità presente nei campi di Auschwitz, nel progettare da zero strutture così efficienti servie una razionalità e soprattutto il senso pratico, che sono inimmaginabili. 

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Buio

 Buio Rosso Luce. Gli occhi brillanti. Le labbra lucide.Rosa: le guance. Un giardino primaverile. Poi... Poi ... Poi soffiò un vento gelido invernale. Gli occhi spenti. Le labbra secche.Buio, buio come... Come ... No... No non trovo una similitudine semplicemente buio, solo buio.  

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Pollini di coscienza

 Aria taglia a pezzicome lama spietataCorpi straziati da famerecisi dal freddofischiano nel vento la pietàdi un’indicibile vergogna.Vita, cosa tu seiper avidi sopraffattori di ogni tempomenti distaccate dal cuore?Vita, cosa tu seiper schiavi di una trappolachiusi nella prigionedel loro stesso essere?Urla di ieri, echi di oggiRiflesso di stragi di ogni tempo.Guerre, colonie, sterminie ancora eretti muri di prepotenza.Mai una sola bomba fu giusta

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Video del contributo di Malia alla commemorazione

Video del contributo di Malia alla commemorazione ad Auschwitz-Birkenau 

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Amo chiamare il tuo nome

Abbiamo immaginato l’emozione, il dolore di Alice, dopo la partenza del marito. Il 22 febbraio del 1944, Oreste fu deportato ad Auschwitz con altri 9 ebrei reggiani. Arrivò qui dopo essere stato sottratto dalla sua abitazione in via Monzermone a Reggio. Dopo questa esperienza di viaggio, la storia di Oreste, che abbiamo conosciuto in occasione del laboratorio sulle pietre d'inciampo, è diventata parte di noi. Amo chiamare il tuo nome, amo pronunciarlo: Oreste.Da quando ti hanno portato via dalla nostra città,

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