REGGIO EMILIA - AUSCHWITZ  2015

Diario

06 marzo

Un fiore ...

"Un fiore...solo un fiore piantino, per ogni lacrima che cadrà dai loro cuori. Saranno loro, i fiori di quel deserto e lì, in silenzio, comprenderanno perchè tanti milioni di innocenti, sono nati <solo> per morire."Elisa Springer, Il silenzio dei viviGrazie.

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Rendiamo viva la Memoria

A scuola hanno dato dei numeri: 6 milioni di Ebrei morti per la Shoah, 1 milione e 300'000 nella sola Auschwitz. Arrivati qui ho notato che anche i nazisti, a quei tempi, parlavano degli Ebrei con numeri e cifre, togliendogli il loro nome e la loro dignità. Non so voi, ma io sono stanco di vederli così. In questo luogo io ho visto i loro nomi. E ricordiamoli dunque: Hans, Annabeth, Maximillian, Gretel, Joseph, Zofia, Pierre e Beatrice. Ridiamo a loro la loro dignità.

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Numeri

Quando si parla di deportazione sappiamo che i nazisti trattavano i prigionieri come numeri, ignorando il loro essere persone.Spaventati da ciò, anche noi siamo peró abituati a vedere i deportati sotto questa prospettiva, superficiale e razionale, basata sulle cifre...Si parla sempre infatti del numero delle vittime, di quello dei pochi sopravvissuti, delle quantità di cibo o di quelli stipati nelle baracche.

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Come sarebbe stato se ...

È la logica impeccabile dei campi quella che ti colpisce. Una lucida e razionale perversione.40 km quadrati di superficie, 20 tonnellate di veleno, 9000 prigionieri bruciati ogni singolo giorno, oltre 250 km di filo elettrificato a 700 volt. Questi sono solo alcuni numeri del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Questi sono solo alcuni numeri dell'efficienza nazista.

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Treni

Quante volte ci siamo ritrovati in una stazione ad aspettare un treno: chi per andare a visitare parenti o amici lontani; chi per trasferirsi in una nuova casa; chi per scappare dal proprio paese verso uno nuovo in cerca di una condizione migliore; chi solo per viaggiare e conoscere nuove realtà; chi per realizzare i propri sogni altrove; chi semplicemente per andare a fare compere; sempre però come uomo libero.

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La lezione migliore

"All'uscita da Auschwitz Birkenau ci sono state chieste parole a riguardo, ciò che stavamo provando, e quali erano le nostre emozioni. La realtà è che uno entra in questo campo pieno di parole, di riflessioni e di pensieri. Finito il percorso, mi sono resa conto che di parole non ne avevo più, non c'era niente da dire..

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Come è possibile...

Come è possibile che le persone solo per la loro identità religiosa, sessuale, culturale, politica o per la loro condizione psicofisica debbano passare dalla loro vita più o meno agiata ad essere dei semplici pezzi? Io non lo so...Come è possibile separarsi dai propri cari, dai propri mariti, fidanzati, figli, genitori, nonni, nipoti con la certezza di rivederli e poi non rivederli più? Io non lo so...

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La violenza del limite

Oggi più che mai si ergono davanti ai miei occhi le colonne d'Ercole del pensiero, invalicabili e inviolabili. Solo ora capisco che non possiamo immaginare ciò che milioni di persone hanno vissuto.L'immaginazione non colma lo scarto che persiste tra noi e la realtà, tra noi e il passato... si esaurisce inesorabilmente. Di fronte a questi limiti, così difficili da accettare, mi sono chiesta come dovessi comportarmi, cosa potessi ricavare da un'esperienza come la visita ad Auschwitz-Birkenau.

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Percorro Birkenau

Percorro Birkenau. Piove, ho freddo e mi gelano le mani. Meno male che fra qualche ora tornerò in albergo.Immagino i vagoni fermi, la folla affamata che li circonda - inconsapevole di quel che sta accadendo - e i nazisti che dispongono le file. I corpi inanimati di chi ha pagato un biglietto troppo caro per un viaggio in treno. Il complesso di baracche e i camini fumanti. La puzza.Scheletri che lavorano, senza nome né vita.Hanno ancora un po' di dignità negli occhi; sono i nazisti che ne hanno persa anche l'ultima briciola.

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Non ricordo

La mia morte non ha fermato il dolore. Ho già visto questo posto. Difficile ricordare il fumo, qua nulla riguarda me. Qualcosa mi dice che ha fatto male. Non appartiene a questa vita, eppure è in me.Questa sensazione basta per ricordare la mia vecchia vita, trovando in me la consapevolezza di quanto tutto questo appartenga a noi, ricordando che la morte non fermerà il mio dolore.

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